Asteroidi, in che modo ci proteggiamo dai possibili impatti?
Il nostro Sistema Solare è affollato da centinaia di migliaia di asteroidi che compiono il loro moto di rivoluzione attorno al Sole. E qualcuno di questi, ogni tanto, entra in rotta di collisione con la Terra. Basta pensare a quello che, 66 milioni di anni fa, contribuì in modo importante alla scomparsa dei dinosauri.
Naturalmente la cosa potrebbe farsi preoccupante per il nostro futuro solo se la dimensione dell'oggetto in questione fosse significativa, per esempio dell'ordine delle decine o delle centinaia di metri (per non dire chilometri). Quando invece si tratta di sassoloni con un diametro di qualche decimetro o pochi metri, basta di solito la nostra atmosfera a proteggerci e a disintegrare la minaccia prima che possa raggiungere il suolo.
Il tema è comunque così serio che tanto l'Agenzia spaziale europea (Esa) quanto quella statunitense (Nasa) hanno attivato sistemi di difesa planetaria, che consistono in un attento monitoraggio dei corpi spaziali che vagano nei pressi della Terra, ma anche in progetti sperimentali per tentare di deviare eventuali asteroidi diretti contro di noi. Tra i progetti è significativo per esempio Dart, Double Asteroid Redirection Test, che punta a impattare gli asteroidi in modo da deviarli quel poco che basta affinché non ci colpiscano. Una versione soft di quello che accade nel film Armageddon.
Gli asteroidi all'orizzonte
Quella del monitoraggio degli asteroidi è un'operazione molto complessa e che procede senza interruzioni, con telescopi spaziali deputati a intercettare qualunque cosa si muova nello Spazio. Per esempio, l'Esa sta tenendo monitorati oltre mille oggetti spaziali, e altrettanto sta facendo pure la Nasa. Con l'obiettivo di determinare la dimensione degli asteroidi stessi, la loro traiettoria più probabile e l'eventuale probabilità di impatto con la Terra. Probabilità che, seppur finora sempre bassa, a volte non è del tutto trascurabile.
Cosa sappiamo quindi? L'Esa ha messo a punto una specifica pagina web per elencare tutti i close approach, ossia gli avvicinamenti alla Terra con passaggio a distanza inferiore a 7,5 milioni di chilometri da noi (pari grossomodo a 20 volte la distanza che ci separa dalla Luna). Mentre la Nasa ha fatto qualcosa di analogo, spingendosi però fino a distanze 4 volte più grandi. Dalle informazioni raccolte si deduce che siamo sfiorati (se così si può dire per oggetti che passano a milioni di chilometri da noi) da asteroidi ogni giorno, e che le dimensioni variano da qualche metro appena - quelli ancora più piccoli sono molto difficili da identificare - fino a qualche centinaio di metri. Solo per il mese di dicembre 2020, per esempio, la Nasa ne ha identificati 15 e l'Esa 20.
Quello che fa più notizia invece, soprattutto quando l'idea è di creare un po' di allarmismo, è il cosiddetto elenco dei rischi d'impatto, ancora una volta elaborato in modo indipendente di qua e di là dall'oceano Atlantico. Alcuni oggetti, come l'asteroide Apophis, meritano secondo gli scienziati grande attenzione sul lungo termine (nel caso specifico si parla del 2068), ma va anche detto che sul breve periodo c'è ben poco di significativo.
I prossimi (cosiddetti) rischi d'impatto
Usando la scala Palermo, che combina sia il rischio effettivo di impatto sia i danni che l'impatto stesso potrebbe provocare, da qui a fine 2021 il rischio più grande è rappresentato da 2017 AY20, che il 3 novembre dell'anno prossimo ha circa una probabilità su 20 miliardi di impattare la Terra. Al secondo posto c'è invece 2008 UM1, che ha una probabilità d'impatto (relativamente) più alta e pari a una su 3 milioni nella giornata del 22 ottobre 2021, ma è un sassolino di appena 1,6 metri. 2017 AY20, invece, si stima raggiunga i 200 o 300 metri, e per questo nella scala Palermo si piazza al primo posto.
Si tratta di valutazioni e stime in continuo aggiornamento, ma al momento il prossimo asteroide con una probabilità non bassissima di collisione è 2009 JF1, per cui si stima una possibilità su 4mila il 6 maggio 2022, ossia dello 0,025%. Tuttavia, le sue dimensioni stimate in circa 13 metri non lo qualificano tra le minacce gravi per il pianeta Terra. Insomma: a breve, per quanto ne sappiamo al momento, non ci sono asteroidi significativi in arrivo.
Ciò che tuttavia porta a tenere alta l'attenzione, oltre allo stretto monitoraggio di quelli più avanti nel tempo ma più rilevanti dal punto di vista del rischio, sono gli asteroidi non ancora identificati. Non è raro, infatti, che qualche asteroide possa sfuggire allo sguardo dei telescopi, soprattutto se in arrivo da direzioni sfavorevoli o di dimensioni piccole o affusolate (cioè appare piccino dal nostro punto di osservazione). Proprio la scorsa estate, per esempio, un piccolo asteroide di qualche metro di diametro è passato a soli 3mila chilometri dalla Terra, e non ce ne siamo accorti finché non era già passato da oltre 6 ore accanto a noi.
Questo caso, ribattezzato 2020 QG, mostra che ancora la nostra capacità di scrutare il cielo è imperfetta, soprattutto quando si tratta di corpi di dimensioni molto modeste. Non capaci di devastare il nostro pianeta, ma con la potenzialità di raggiungere la superficie terrestre. Come peraltro già ci aveva ricordato nel 2013 la meteora di Chelyabinsk, discesa nei cieli della Russia senza che ce ne fossimo accorti, con tanto di arrivo al suolo di un masso pesante circa 570 chilogrammi.
In questi ultimi 7 anni, comunque, la nostra capacità di osservazione e monitoraggio è progressivamente migliorata, e moltissimi dei più grandi asteroidi che ci ronzano intorno sono posti sotto attento monitoraggio.