Il passaporto vaccinale salverà l'estate?
Il passaporto vaccinale europeo, meglio noto come green pass, è uno strumento che ha l'obiettivo di permettere ai cittadini di tornare a viaggiare e a spostarsi per le vacanze. Questo certificato, la cui adozione sarà votata dal Parlamento europeo il prossimo 26 aprile, attesta se la persona è stata vaccinata, ha già avuto il Covid-19 o se dispone di un recente test risultato negativo. Insomma, con la campagna vaccinale che procede in tutta Europa, potrebbe essere un'ancora di salvezza per un parziale ritorno alla normalità, almeno per quello che riguarda il turismo.
Ciascun paese membro dell'Unione europea ha gestito in totale autonomia le regole per gli spostamenti tra i vari stati. Tra certificazioni vaccinali, passaporti sanitari e attestazioni di esiti negativi, si può dire che ha regnato il caos, con le regole modificate molto di frequente in base alle variazioni delle curve di contagio. Il tutto finora si è svolto in assenza di regole condivise, senza un reale piano a lungo termine per gestire l’emergenza e la ripresa degli spostamenti.
Adesso, invece, la Commissione europea ha stabilito che vuole intraprendere un percorso comune per una ripresa il più possibile sicura e controllata degli spostamenti. L'esigenza principale da salvaguardare rimane di limitare la proliferazione dei contagi e di evitare la diffusione delle varianti tra i vari paesi.
Come funziona il passaporto vaccinale
Si tratta di un documento, cartaceo o elettronico, che attesta tre elementi fondamentali per determinare e descrivere lo stato di salute di una persona.
- Certificato di vaccinazione, attraverso un documento ufficiale (con data e orario) che attesta la somministrazione, il vaccino utilizzato e il numero di dosi finora ricevute.
- Certificato di test negativo, specificando il centro diagnostico, il giorno e l'ora esatta del test. Deve essere specificato anche il tipo di esame svolto (molecolare o antigenico rapido), e per ora non sono ritenuti idonei i test auto-diagnostici.
- Certificato medico di guarigione, con data di emissione del test risultato negativo, valido per un totale di 180 giorni da quando si è dichiarati guariti dal Covid-19.
A garantire la sicurezza e l'autenticità del passaporto vaccinale sarà la presenza di un QR Code, un codice a barre bidimensionale che conterrà tutte le informazioni generali sulla persona (nome, data di nascita, data di rilascio, codice fiscale, paese di appartenenza, e così via) e le certificazioni sanitarie utili per dimostrare se una persona è idonea a viaggiare o meno. I green pass saranno presumibilmente gratuiti, e scritti sia nella lingua del paese di rilascio sia in inglese per agevolare gli spostamenti all'interno dell'Europa.
Per ora gli stati procedono in ordine sparso
Sempre più paesi stanno sostenendo l'introduzione di un certificato sanitario che faciliti gli spostamenti oltre i confini nazionali. L'iniziativa è partita dalla Grecia, subito seguita da Spagna, Portogallo, Finlandia, Ungheria, Polonia, Svezia e tanti altri. In generale, la proposta sta ottenendo un crescente successo perché da un lato è un ulteriore incentivo per sottoporsi al vaccino, e dall’altro sembra aprire uno spiraglio a un parziale ritorno alla normalità.
Hanno invece avuto un atteggiamento decisamente più prudente la Germania e la Francia, che a causa della lentezza della campagna vaccinale rischiano di essere molto penalizzate dall'introduzione del green pass. Anche il Regno Unito vuole utilizzare una certificazione sanitaria per consentire i viaggi all'estero, anche se per ora la struttura è diversa rispetto alla proposta della Commissione europea. Alcuni paesi, intanto, hanno già predisposto un proprio passaporto vaccinale: l'Islanda dal 21 gennaio utilizza certificati di vaccinazione Covid-19, mentre Danimarca, Svezia e Cipro hanno annunciato che introdurranno a breve certificazioni che faciliteranno i viaggi.
In Italia la situazione è più fluida che mai: non solo regna l'incertezza a livello governativo, ma ci sono importanti differenze di posizione tra una regione e l'altra, con aggiornamenti e novità che si susseguono quasi di giorno in giorno.
Vantaggi per il turismo, e non solo
L'obiettivo è rendere operativo il passaporto vaccinale già prima dell’estate, almeno entro i confini dell'Unione europea. Non sarà obbligatorio, ma fornirà una serie di importanti vantaggi per coloro che lo possederanno. Per esempio, potrebbe essere necessario per viaggiare in aereo, per partecipare a un evento importante o entrare in un luogo pubblico in cui risulta più complicato mantenere il distanziamento sociale. Il turismo è di sicuro il settore che potrà ottenere più vantaggi dall'introduzione di questa certificazione, perché garantirebbe più sicurezza e importanti semplificazioni burocratiche.
Inoltre, il passaporto vaccinale potrebbe essere un'occasione anche per riaprire alcune attività che hanno sofferto in maniera particolare durante la pandemia, dando modo a tanti lavoratori di ritornare a una sorta di normalità. Allo stesso modo gli anziani, la fascia di popolazione più vaccinata, potranno ricominciare a muoversi con molte meno limitazioni.
Si rischiano iniquità
Se ci fosse davvero per tutti la possibilità di vaccinarsi, oppure una equa distribuzione delle dosi, il passaporto vaccinale sarebbe uno strumento ottimo sotto tutti i punti di vista. Purtroppo, a oggi, le grandi differenze nell'andamento della campagna vaccinale nei vari paesi dell'Unione europea complicano il processo decisionale. La Danimarca, per esempio, ha una percentuale di vaccinati nettamente più alta della Francia e dei Paesi Bassi. A tutto questo si aggiungono le scelte dei singoli stati sull'ordine di priorità delle categorie e delle fasce d'età da vaccinare. E in Italia le differenze non sono trascurabili nemmeno a livello regionale.
Molte persone in Europa vedono ancora molto lontana la possibilità di essere vaccinati, e la data del loro turno sarà determinata in base dalle strategie vaccinali dello stato di appartenenza. Per farla semplice, una stessa categoria di persone in alcuni stati potrà essere vaccinata, e in altri ancora no. Insomma, il green pass può essere uno strumento utile e efficace in termini astratti, ma si dovrà prestare molta attenzione alle regole per garantire un corretto funzionamento e non creare disparità e diseguaglianze.