Il cambiamento climatico mette in crisi la produzione del miele
Quante volte abbiamo sentito dire che le api sono le sentinelle dell’ambiente. Ebbene, siccità e ondate di freddo anomalo hanno determinato un crollo della produzione del miele, stimato fino all’80% sul 2022. Un dato che mette in luce una situazione alquanto preoccupante, oltre che in costante peggioramento.
Le api regolano gli equilibri della natura
Le condizioni climatiche anomale causate dal riscaldamento globale e dall’inquinamento ambientale stanno mettendo a dura prova gli equilibri degli ecosistemi viventi. Quest’anno, nello specifico, la siccità nei primi mesi dell’anno e l’insolito freddo durante la primavera hanno compromesso la regolare fioritura delle piante. Il calo ha colpito ben 1 milione e mezzo di alveari, curati da circa 73mila apicoltori, distribuiti su tutta la penisola.
A preoccupare non è tanto il dato di una stagione particolarmente sfortunata, ma il trend che si sta delineando ormai da diversi anni. Nell’ultimo decennio le potenzialità di produzione del miele si sono ridotte del 23% e, come sottolineano gli esperti, sembra molto difficile potere invertire la tendenza. È bene precisare anche che, secondo quanto sostenuto dalla Commissione europea, su campioni importati fra il 2021 e il 2022, il 46% (quasi 1 su 2) è sospettato di contraffazione, evidenziando la necessità di produrre questo alimento in maniera alternativa.
Il problema della mancata fioritura - peraltro - non si riduce alla scarsa produzione di miele in sé: considerando che 3 colture alimentari su 4 dipendono per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, sono a rischio varie filiere alimentari.