Le coste italiane sono a rischio di finire sommerse
Ogni anno il livello dei mari e degli oceani sul nostro pianeta sale in media di 3,3 millimetri, il 30% in più rispetto alla prima rilevazione condotta dalla Nasa nel 1992. Anche immaginando di azzerare immediatamente le emissioni di anidride carbonica e degli altri gas responsabili del cambiamento climatico è praticamente certo che il livello delle acque continuerà a salire, arrivando a quote sempre più critiche anche per gli insediamenti umani.
Per questo, e per altri motivi sempre riguardanti gli effetti devastanti dell'inquinamento, è essenziale invertire la tendenza e farlo in tempi molto celeri. Come molti esperti sostengono, rispettare gli accordi di Parigi non è l'obiettivo massimo ma quello minimo, che deve essere raggiunto per evitare di arrivare a un punto di non ritorno.
Cosa provoca l’innalzamento delle acque
Il fattore principale che determina l'ascesa del livello delle acque è lo scioglimento dei ghiacci e delle calotte polari, in particolare quelle che ricoprono l’Antartide e la Groenlandia. La causa, come è facile intuire, è l’aumento costante delle temperature medie: l’aria più calda che finisce a contatto con la superficie dei ghiacci determina il loro scioglimento, e l'acqua che si genera raggiunge ben presto mari e oceani. Tra il 2002 e il 2017 si è stimato che le sole calotte glaciali abbiano contribuito all’innalzamento dei livelli dell’acqua di 1,2 millimetri all’anno.
Se da un lato il riscaldamento globale ha determinato la riduzione di quasi tutti i ghiacciai, dall’altro ha causato l’espansione termica delle acque. Non solo più acqua scorre negli oceani, ma quella presente occupa anche più spazio rispetto a qualche anno fa. Semplificando al massimo ciò che accade a livello microscopico, quando l’acqua si surriscalda le singole molecole si muovono più rapidamente, e di conseguenza aumenta il volume occupato.
L’innalzamento non è però uniforme ovunque in tutto il mondo, ma ci sono aree che registrano un aumento triplo rispetto alla media e altre che non segnalano alcun cambiamento. I fattori che causano questi disequilibri sono tantissimi: correnti oceaniche in grado di spostare enormi quantità d’acqua, flussi verticali di acqua fredda, venti e addirittura l’attrazione gravitazionale della Terra.
Per esempio, lo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia toglie massa dalla zona polare e diminuisce l’attrazione gravitazionale della calotta polare stessa, determinando un aumento del livello delle acque nelle coste dell’America meridionale.
La crescita livello del mare in Italia
Nel 2020 è stata registrata nelle acque la temperatura media globale più alta di sempre: non si tratta di un fenomeno isolato, ma il trend è ormai chiaro da qualche anno. E le brutte notizie non finiscono qui, perché tra le tante regioni del nostro pianeta ritenute più a rischio c’è proprio l’Italia.
L’allarme arriva direttamente dalla NASA che, attraverso l’utilizzo di uno strumento di nuova generazione, è in grado di prevedere l’innalzamento dei livelli del mare nei prossimi anni. I dati, forniti dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) dell’Onu, evidenziano come entro il 2100 ci sarà un sensibile incremento del livello delle acque: le stime più ottimistiche sono di una crescita media di 30 centimetri, quelle peggiori parlano addirittura di 80 centimetri. Se dovesse verificarsi la seconda ipotesi i danni sarebbero enormi, ed entro qualche decina di anni migliaia di chilometri quadrati di aree costiere della nostra penisola sarebbero sommersi dalle acque.
Il motivo di questo aumento sopra media è da ricercare nelle caratteristiche peculiari del mare Mediterraneo, ma anche nel clima delle nostre zone. Grazie a queste indagini è possibile quantificare l’impatto delle emissioni di gas serra e delle altre sostanze climalteranti sull’innalzamento dei nostri mari, cercando di calibrare al meglio gli interventi futuri per impedire danni irreparabili.
Venezia e Genova tra le città più a rischio
Facendo riferimento alle proiezioni della Nasa, ci sono alcune città italiane che sono particolarmente a rischio e che si teme possano registrare sensibili innalzamenti del livello delle acque nei prossimi decenni.
Un esempio ovvio è Venezia: nel 2100 avrà un innalzamento appena inferiore a mezzo metro nel caso migliore, ma in quello peggiore potrebbe arrivare addirittura a 87 centimetri. Nel 2150 la situazione potrebbe diventare ancora più seria e causare danni irreparabili alla città lagunare: le previsioni stimano un innalzamento compreso tra 0,61 metri e 1,94 metri a seconda dello scenario che si delinea. Con l'acqua due metri più alta, buona parte della città finirebbe perennemente allagata.
Per comprendere la criticità della situazione del capoluogo veneto basta fare riferimento ai dati attuali: l'incrementi del livello delle acque è continuo, e negli ultimi anni la velocità di crescita è più che raddoppiata. Nel periodo che va dal 1993 al 2019, in particolare, i dati mostrano un innalzamento medio annuo di 5,34 millimetri, mentre allargando al lasso di tempo tra il 1872 e il 2019 la crescita media annua risulta pari a 2,53 mm. Insomma, il rischio che Venezia finisca sommersa nel giro di qualche decennio è concreto, tanto che soltanto un cambio netto e deciso nella quantità di gas serra emessi può impedire quello che somiglia sempre a più un destino segnato.
A Genova la situazione non è migliore: l'innalzamento previsto del mare nel 2100 potrebbe andare da 0,34 metri a 0,80 metri, e nel 2150 da 0,50 a 1,83 metri. Per quanto a oggi la situazione paia del tutto sotto controllo, se il mare continua a crescere gli effetti del riscaldamento globale potrebbero portare danni paragonabili a quelli di Venezia, anche se qualche decennio più tardi rispetto alla laguna veneta.