Dopo il Covid la guerra, conseguenze anche per il mercato turistico italiano
Dopo due anni di pandemia da Covid-19 il mercato turistico italiano potrebbe subire un'altra brusca frenata a causa del conflitto in Ucraina. I dati, in ripresa rispetto alla crisi del 2020, potrebbero mostrare una nuova inversione di marcia proprio a causa della guerra. A sostenerlo è uno studio del Touring Club italiano.
Viaggi e turismo risentiranno della guerra in Ucraina?
Il mercato del turismo italiano aveva segnato nel 2020, l'anno della pandemia Covid-19, dei dati davvero critici: -70% nelle presenze e un -61% nella spesa incoming.
Il 2021 aveva invertito di poco questa tendenza negativa facendo registrare un miglioramento con il +51% nelle presenze e +20% nella spesa. Dati, questi, sicuramente incoraggianti, ma molto lontani dai livelli pre-pandemia.
La ripresa del settore turismo potrebbe diventare un miraggio a causa delle conseguenze dovute alla guerra in Ucraina che fa tremare non solo i mercati finanziari, ma tutti i settori dell'economia reale del Paese come quello energetico e agricolo e appunto quello del turismo.
Al momento non sono previsti dei cali nel turismo di prossimità ossia nei viaggi verso tutti quei Paesi presenti nell'Unione Europea. A preoccupare maggiormente sono invece i viaggi a lungo raggio. Il motivo? Da un lato per le sanzioni messe in atto contro la Russia di Putin, dall'altro per via di uno stato di insicurezza che si respira a livello internazionale.
Il mercato turistico italiano: come è cambiato post pandemia?
La pandemia ha cambiato e stravolto le nostre vite e abitudini. Anche viaggiare non è più come prima e lo conferma una fotografia del turismo pre e post Covid-19 grazie allo studio del Touring Club Italiano.
Prima della pandemia, gli Stati Uniti d'America, rappresentavano con 16,3 milioni di visitatori e una spesa che sfiorava i 5,5 miliardi di euro l'anno, una delle principali entrate per il mercato turistico italiano ed europeo. Tra le mete preferite degli americani vi era sicuramente la città di Roma e la regione Lazio con il 29% delle presenze seguita dalla Toscana con il 19%.
Al secondo posto c'era la Russia. Nel 2019 le presenze dei russi nelle città italiane hanno fatto raggiunto i 5,8 milioni con una spesa di 1 miliardo di euro. Mete preferite dei russi: la regione Veneto con il 17%, seguita da Emilia-Romagna, Lazio e Lombardia con il 13% delle preferenze.
Durante la pandemia le visite dei russi e americani sono calate intorno al milione. Le presenze dei russi, oggi, sono sicuramente destinate a calare nuovamente a causa delle restrizioni e della guerra. Cosa accadrà nei prossimi mesi? Difficile prevederlo con esattezza, ma il settore del turismo dovrà sicuramente fare i conti anche con questa crisi.