Gelicidio, galaverna, calabrosa e brina: cosa cambia?
Il ghiaccio che d'inverno ricopre superfici e oggetti quando la temperatura scende sottozero non è tutto uguale. Non sempre il ghiaccio si presenta duro e trasparente come il vetro, a volte è opaco o bianco come quello del congelatore, e può essere anche piuttosto friabile. Il ghiaccio ha un aspetto e caratteristiche diverse perché esistono svariati meccanismi con cui si può formare. Questo è il motivo per cui spesso in inverno si sente parlare di gelicidio, galaverna, calabrosa o brina. Impariamo a conoscerli e iniziamo dal gelicidio. È un fenomeno raro che in Italia si verifica esclusivamente nel periodo invernale: le statistiche dicono che privilegia il periodo tra metà dicembre e metà gennaio. La Pianura Padana ma anche le vallate alpine ben si prestano alla genesi di questo fenomeno. Ma che cos'è? È un fenomeno che porta alla formazione di uno strato più o meno spesso di ghiaccio trasparente, omogeneo, estremamente compatto, duro e resistente, nonché liscio che ricopre strade, marciapiedi, alberi, arbusti, cavi elettrici, steli dell’erba. E’ molto pericoloso in quanto invisibile e molto scivoloso per pedoni, auto e piste di decollo o atterraggio degli aeroporti. Questo tipo di ghiaccio è noto come ghiaccio vetrone, perché dall'aspetto simile al vetro, e a volte è anche chiamato ghiaccio nero, perché, essendo trasparente, lascia intravedere il colore scuro dell’asfalto. ► Gelicidio: da dove deriva la parola?
Il ghiaccio vetrone si forma quando una pioggia congela al contatto con la superficie terrestre e gli oggetti presenti al suolo in presenza di temperature negative, anche di pochi gradi sotto lo zero. Il gelicidio è, infatti, anche noto come “pioggia congelantesi” (freezing rain) o più semplicemente “pioggia ghiacciata”. Il gelicidio è reso possibile dalla presenza in quota di uno strato d’aria di diverse centinaia di metri a temperatura positiva (anche +1°C o +2 °C) e dalla contemporanea presenza al suolo di uno stato d’aria gelida a temperatura negativa. Quando i fiocchi di neve attraversano lo strato di aria calda si sciolgono trasformandosi in gocce di pioggia (raindrop). Le goccioline d’acqua, avvicinandosi al suolo, pur trovandosi improvvisamente ad una temperatura inferiore allo zero, restano allo stato liquido. In fisica questo strano fenomeno, per cui le goccioline d’acqua di una nube o di una pioggia rimangono allo stato liquido nonostante la temperatura sia inferiore allo zero, si chiama sopraffusione. In atmosfera la sopraffusione è attiva a temperature tra 0 e -10 °C, a temperature più basse inizieranno spontaneamente a congelare. Le goccioline congeleranno soltanto al momento dell’impatto con il suolo o con gli oggetti esposti all'aria fredda.
Se invece a congelare sono le minuscole goccioline fluttuanti di una nebbia sopraffusa (cioè una nebbia che si trova a temperatura negativa) si forma la galaverna. E’ un deposito di ghiaccio in forma di aghi, scaglie o superfici continue dall'aspetto opaco-biancastro perché le goccioline di una nebbia, essendo molto piccole ghiacciano all'istante, inglobando anche aria non sfuggita al brusco e gelido contatto. È un ghiaccio decisamente fragile del ghiaccio vetrone che si origina dal gelicidio. In presenza di nebbia sopraffusa e di vento forte, il rivestimento intorno alle superfici segue la direzione del vento, cosicché si formano talora, specialmente intorno ai tralicci di metallo ed ai fusti delle piante, delle specie di lame di ghiaccio biancastre, irregolari e dentellate, larghe anche 20 centimetri e più; il fenomeno è noto come calabrosa. Infine esiste anche la brina, un deposito di ghiaccio granuloso e dall'aspetto cristallino. Si deposita lentamente durante le notti serene e con assenza di vento se l’aria è sufficientemente umida e la temperature scende di diversi gradi sotto lo zero. In queste condizioni le molecole di vapore acqueo passano direttamente allo stato solido (sublimazione) cristallizzando direttamente sugli oggetti.