Alternative al gas dalla Russia? Il ruolo del biometano
Gli scarti del cibo potrebbero non solo contrastare il riscaldamento globale, ma anche aiutare a liberarci dalla dipendenza dal gas russo grazie al biometano. Una possibilità ancora più allettante, visto il costo esorbitante raggiunto dal gas che impatta direttamente sulle bollette: a raccontarlo è la Bbc, che ha intervistato un imprenditore attivo nel settore.
La dipendenza europea dal gas russo
L’invasione dell’Ucraina ha messo sotto i riflettori la pesante dipendenza europea dal gas di Putin: circa il 40% delle importazioni proviene infatti dalla Russia, e questo ha frenato non poco le sanzioni imposte da Bruxelles contro Mosca. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di recente ha detto: “Dobbiamo diventare indipendenti da gas, petrolio e carbone provenienti dalla Russia. Non possiamo dipendere da chi ci minaccia”.
Il biometano come scialuppa di salvataggio
L’Unione europea lavora già a questa soluzione: la Commissione ha fissato un target ambizioso di produzione di biometano e altre fonti energetiche nel continente. L’obiettivo, riporta ancora Bbc, è rimpiazzare i 150 miliardi di metri cubi di gas russo, anche grazie ad altre fonti di approvvigionamento. Ed entro il 2030 si punta a produrre l’equivalente di 35 miliardi di metri cubi di gas con il biometano.
Come funziona il biometano
Billy Costello, direttore di Green Generation, ha spiegato che il materiale organico in via di decomposizione produce naturalmente biogas. Questo biogas può essere raccolto e purificato, così da produrre biometano. Il biometano è chimicamente identico al gas naturale e può essere usato sia per produrre elettricità sia per il riscaldamento domestico: circa la metà del biometano consumato in Europa nel 2015 è stato utilizzato proprio per quest’ultimo scopo.