Vaccini contro il Covid-19, 10 domande e risposte
Il 2021 è iniziato, in Italia e non solo, all'insegna della campagna vaccinale: l'argomento è naturalmente di grande interesse per tutti e, al di là dell'ordine con cui le dosi saranno somministrate, per molti aspetti solleva curiosità, dubbi e qualche comprensibile preoccupazione. Nell'attesa che tutti abbiano la possibilità di essere protetti, è importante arrivare preparati al giorno dell'iniezione. Con una doverosa premessa: accertate scientificamente l'efficacia e la sicurezza delle formulazioni autorizzate, ci sono ancora alcune incertezze quando si scende nei dettagli di somministrazione, specialmente se si tratta di categorie di persone in condizioni particolari. La risposta migliore, se ci si trova in una situazione non convenzionale, è come sempre di parlarne con il proprio medico.
A darci una mano, in un contesto ancora fluido, sono anzitutto le risposte ufficiali fornite dalle istituzioni sanitarie, tra Ministero della salute italiano, Organizzazione mondiale della sanità, Agenzia europea per i medicinali e diverse altre. Cercando di fare chiarezza, abbiamo raccolto qui di seguito 10 tra le domande più frequenti che le persone si stanno ponendo nelle ultime settimane. Fatto salvo che, per questioni molto attuali come la risposta alle varie varianti del Sars-Cov-2, da quella colloquialmente detta inglese fino alla brasiliana e sudafricana, le evidenze sono ancora limitate e l'attività scientifica sta procedendo.
1. Se ho già avuto il Covid-19 posso vaccinarmi?
Certo che sì. Il motivo di questa risposta deriva dal fatto che, anche da guariti, si è potenzialmente esposti a un nuovo contagio, perché non sappiamo di preciso quanto duri la protezione garantita dal sistema immunitario una volta superata la malattia e ritornati negativi al tampone per il coronavirus Sars-Cov-2. Se da un lato è vero che queste persone guarite dall'infezione potrebbero essere vaccinate con meno urgenza, perché hanno già una protezione almeno parziale, dall'altra in tutti i casi la vaccinazione rafforza la memoria immunitaria nei confronti del virus, riducendo ulteriormente la possibilità di reinfezione e - anche nei casi più sfortunati - attenuando i sintomi. L'unica differenza rispetto a chi non ha avuto il Covid-19, dunque, potrebbe essere una questione di priorità, fatto salvo che alle categorie più a rischio si prevede comunque di dare la precedenza.
2. Posso fare la seconda dose se ho avuto il Covid-19 subito dopo la prima?
Partiamo dall'inizio. Per i vaccini che prevedono due dosi (come tutti quelli approvati finora) in generale già dopo la prima somministrazione si inizia a sviluppare una parziale risposta immunitaria che conferisce una certa protezione. Tuttavia, nemmeno dopo le due dosi si ha la sicurezza di essere protetti al 100%, e a maggior ragione con una sola dose il livello di protezione non è particolarmente alto. Se dopo la prima dose quindi ci si contagia con il Sars-Cov-2, per il sistema immunitario si determina un nuovo potente stimolo, e di conseguenza non è indicato somministrare la seconda dose vaccinale. Il richiamo viene quindi valutato di caso in caso - tramite indicazioni del medico - solo dopo la guarigione, e mentre si è positivi è sconsigliato ricevere la seconda dose.
3. Posso vaccinarmi se ho il Long Covid?
Come ben noto, in alcune persone il Covid-19 lascia strascichi a lungo termine, che si possono manifestare con sintomi e sensazioni di nebbia mentale anche mesi dopo che si è risultati negativi al tampone rinofaringeo. Questa condizione, ormai passata sotto il nome di Long Covid, non preclude la possibilità di vaccinarsi. Una volta terminato l'isolamento e superata l'infezione virale, si può ricevere la vaccinazione proprio come tutte le altre persone che sono guarite dal Covid-19.
4. Cosa si deve fare se si hanno allergie?
Anzitutto, dirlo in modo chiaro e preciso quando ci si deve vaccinare: nel momento in cui ci si reca al centro vaccinale, è fondamentale indicare tutte le allergie di cui si è a conoscenza, attuali e passate. In generale anche chi soffre di allergie particolarmente severe (a cibi, farmaci e sostanze di qualunque genere) può essere vaccinato, ma è ovviamente necessario un maggior livello di attenzione, che include una gestione specifica della persona e un monitoraggio più prolungato. Il che serve per poter intervenire in modo tempestivo ed efficace nel caso in cui si manifestino reazioni anafilattiche gravi. Che sono molto rare, ma non impossibili. I casi individuali vanno discussi direttamente con i medici, ma come indicazione generale nelle persone in cui le allergie si manifestano con asma bronchiale persistente grave (o, appunto, shock anafilattico), si prevede che la vaccinazione avvenga in ambiente ospedaliero o in strutture sanitarie attrezzate ad hoc. Nel caso si soffra di asma non controllata, spesso si suggerisce di rinviare la somministrazione del vaccino.
5. I minorenni possono vaccinarsi?
Secondo le attuali autorizzazioni rilasciate dall'Agenzia europea per i medicinali (Ema) e dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), a oggi non è disponibile alcun vaccino per le persone al di sotto dei 16 anni di età. In particolare, per il vaccino prodotto da Pfizer-Biontech l'età minima è proprio 16 anni, mentre per gli altri due (Moderna e Oxford-AstraZeneca) l'età di partenza è fissata a 18. Si tratta di un tema che per ora si pone solo in modo relativo, perché l'ordine di priorità prevede di iniziare comunque dai più anziani, ma che diventerà rilevante nei mesi a venire. Le agenzie internazionali stanno attendendo gli esiti di studi che riguardino i più giovani per poter estendere la vaccinazione pure all'età pediatrica, sia per le formulazioni vaccinali già approvate per gli adulti, sia per altre che potrebbero arrivare nei prossimi mesi.
6. Subito dopo il vaccino posso lasciare l’ospedale?
Immediatamente dopo l'iniezione si raccomanda di attendere un quarto d'ora restando nel luogo dove è stato somministrato il vaccino. Durante questo lasso di tempo si tiene monitorato lo stato di salute, in modo da intervenire subito qualora qualcosa andasse storto. Questa tempistica, di pochi minuti appena, è stata stabilita perché la stragrande maggioranza degli effetti avversi che richiedono un intervento tempestivo d'emergenza si sviluppano già nei primi 10 minuti. Il periodo di attenzione viene aumentato fino a 60 minuti, come misura di ulteriore precauzione, nel caso in cui la persona abbia già avuto in passato importanti reazioni anafilattiche provocate da altri farmaci o sostanze.
7. Appena fatta la seconda dose si è già protetti?
No, la protezione non è immediata e si sviluppa completamente dopo una o due settimane dalla seconda iniezione, in funzione della tipologia di vaccino (Pfizer-Biontech o Moderna). Anche se già dopo la prima dose c’è un minimo di protezione, questa non è istantanea ma si sviluppa con il passare dei giorni. Per i vaccini a rna messaggero, in cui le dosi sono separate di 3-4 settimane, rispetto alla prima dose di vaccino si parla di un periodo complessivo di 4-6 settimane. Per quello di Astrazeneca la distanza tra le due dosi è molto maggiore (si arriva a 10-12 settimane), ma la protezione inizia a essere significativa già nelle settimane intermedie. In tutti i casi, comunque, va tenuto conto che nessun vaccino offre una protezione completa dal Covid-19, con differenze non trascurabili tra l'una e l'altra formulazione.
8. È possibile scegliere quale vaccino ricevere?
No, perché non tutti i vaccini sono esattamente equivalenti, e nel piano vaccinale italiano sono state individuate delle fasce a cui sono assegnate specifiche formulazioni vaccinali. Almeno per quanto noto della campagna di vaccinazione, la scelta non può essere fatta sulla base di una preferenza personale. La possibilità di essere vaccinati contro il Covid-19 è un diritto riconosciuto a tutti, ma il rischio di sviluppare la malattia in forma grave o gravissima non è uguale per ogni persona, inoltre la disponibilità di dosi non è la stessa per tutti i vaccini. Per assicurare la maggiore protezione possibile delle categorie più a rischio, è stato definito un piano strategico che tenga conto di tutte le esigenze della popolazione.
9. Posso vaccinarmi se sono incinta?
Sì, al momento non ci sono controindicazioni per le donne in stato di gravidanza, anche se rimane la possibilità di scegliere se farlo o meno. Pur in assenza di studi che dimostrino un incremento di effetti collaterali per le donne incinte, in generale è consigliabile sottoporsi alla vaccinazione dopo aver consultato il medico e aver valutato insieme i possibili rischi. Va precisato che, durante la sperimentazione dei vaccini Pfizer-Biontech e Moderna, non si sono studiati gli effetti indesiderati su donne incinte, dunque le uniche informazioni sperimentali derivano da studi di laboratorio su modelli animali, dove non sono stati riscontrati problemi collaterali di alcun genere.
10. I vaccini sono efficaci contro le varianti del Sars-Cov-2?
La risposta più generale e corretta, a oggi, è che non si sa. Ricercatori e scienziati in tutto il mondo stanno cercando di dare una risposta a questa domanda, ma le certezze sono ancora poche, sia perché i vaccini presentano caratteristiche diverse, sia perché le varianti sono tante e i dati a disposizioni non sono sufficienti per stabilire se ci sia (e di quanto) una riduzione della protezione. I primi dati preliminari sembrano suggerire una conferma dell'efficacia per la cosiddetta variante inglese, mentre ci si aspetta un calo dell'efficacia per le varianti brasiliana e sudafricana. Non è escluso, comunque, che nei prossimi mesi possano arrivare nuove formulazioni vaccinali modificate ad hoc per rispondere alle varianti più diffuse.