Case green, Parlamento Ue approva l’obbligo di ristrutturazione: i possibili bonus e incentivi
Con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astenuti, il Parlamento europea approva la proposta sulle case green. Questo comporta che entro il 2030 si dovrà raggiungere la classe energetica E entro il 2030 ed entro il 2033 la D. Ma cosa comporta l'attuazione di questa proposta voluta dall'Ue e tanto contestata dal governo di Giorgia Meloni?
Case green: arriva l'obbligo di ristrutturazione
Il governo di Giorgia Meloni, contrario alla proposta dell'Ue, assieme ad Ance e Confedilizia, ritiene che gli obiettivi sono troppo importanti per raggiungerli in così poco tempo, e senza fondi europei. Al momento la proposta non è ancora definitiva, inizierà ora la negoziazione tra Parlamento, Commissione e Consiglio europei.
A cosa serve la direttiva dell'Unione Europea?
La direttiva Ue serve ad abbattere le emissioni inquinanti. Nel nostro Paese il 76% degli immobili appartiene a una classe inferiore alla D, mentre il 60% inferiore alla E. Secondo alcune stime, con la ristrutturazione degli immobili si otterrà un risparmio annuo fino a 2.000 o 3.000 euro per ogni famiglia sulla bolletta del gas. I lavori però, costerebbero decine di migliaia di euro, e l'Italia deve fare i conti anche con il ridimensionamento del Superbonus, sceso al 90%. Per far fronte alle nuove esigenze ci vorrebbe un sostegno europeo.
Quante case andrebbero ristrutturate e quali sono i bonus utilizzabili?
Le case da ristrutturare sono circa 8 milioni. Il mancato raggiungimento dell'obiettivo porterebbe al pagamento di una multa ingente per l’Italia. Tra i bonus utilizzabili per le ristrutturazioni ci sono: il Superbonus, l’ecobonus e il sisma bonus. Per questi contributi non ci sarà più però la possibilità di cedere il credito alle banche e nemmeno di applicare sconti nella fattura delle imprese. Resta solo la possibilità della detrazione in 10 anni.
Il piano Meloni e Ance
Il governo di Giorgia Meloni sta studiando la possibilità di creare nuovi incentivi. Secondo l’Ance bisognerebbe puntare sulla qualificazione delle imprese, i prezzari e il rispetto del contratto collettivo dell’edilizia. L'Ente inoltre suggerisce di modulare la percentuale degli incentivi in funzione dell’obiettivo da raggiungere. Tra le proposte c’è anche quella del ritorno della cessione del credito, con agevolazioni variabili in base al reddito di chi chiede l'incentivo. Inoltre, per non sprecare le detrazioni fiscali, si potrebbe permettere al richiedente di rendere la detrazione un credito d’imposta che lui stesso può usare nel modello F24 per pagare l’Imu. Oppure consentire di sfruttare negli anni successivi le rate che non sono state utilizzate.