Carenza di vitamina D: le conseguenze per la salute
Valori bassi di vitamina D, al di sotto di 30 nanogrammi per ogni millilitro di sangue, determinano un aumento del rischio di sviluppare malattie di vario genere, che possono causare un peggioramento della qualità di vita o peggio. Con l'arrivo della stagione fredda e la diminuzione delle ore di sole a disposizione, in particolare, è frequente non riuscire a produrre una sufficiente quantità di questa vitamina: per questo può essere utile cercare di compensare lo scarso apporto di vitamina D attraverso la dieta.
L’importanza del monitoraggio
La vitamina D è fondamentale per il nostro benessere, in quanto rafforza le ossa, i muscoli e il sistema immunitario. È in grado anche di ridurre il rischio di sviluppare il diabete e contrarre molte malattie, tra cui anche quelle autoimmuni.
Considerando che un terzo del fabbisogno giornaliero di vitamina D proviene dagli alimenti, una dieta equilibrata e con i giusti cibi può essere davvero utile per mantenere la concentrazione di questo nutriente al di sopra dei valori soglia. E questo è possibile assumendo, per esempio, alcuni alimenti che ne sono particolarmente ricchi come salmone, tonno, olio di fegato di merluzzo, funghi eccetera.
Un recente studio scientifico, pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine, ha esaminato i dati di oltre 300mila persone di età compresa tra i 37 e 73 anni, indagando la relazione tra concentrazione di vitamina D, eventi cardiovascolari avversi e mortalità. Ebbene, quando si verifica un’insufficienza di questa sostanza, o addirittura una sua carenza (con valori al di sotto di 10 nanogrammi al millilitro), crescerebbe addirittura il rischio di morte prematura a causa di varie malattie, tra cui quelle cardiovascolari, respiratorie e oncologiche.
È dunque evidente quanto sia importante tenere monitorata la concentrazione di vitamina D nel sangue attraverso esami periodici, per compensare eventuali carenze con alimenti ad hoc oppure tramite opportuni integratori.